A Zaccanopoli la giunta rinuncia all’indennità

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La buona politica. Scritta così, sembra l’incipit di un film di fantascienza. E invece…si tratta di un’oggettiva constatazione. Teatro dell’evento, il Comune di Zaccanopoli, uno dei centri periferici più piccoli (per abitanti ed estensione territoriale) del Vibonese. La delibera numero 71 di pochi giorni fa, ha infatti ad oggetto: “Atto d’indirizzo al responsabile Affari generali per accreditamento del Comune di Zaccanopoli per acquisto buoni lavoro e successiva utilizzazione”. Tradotto dal burocratese: gli assessori in carica rinunciano all’indennità per destinarla a fini sociali e, in particolare, all’acquisto dei buoni lavoro che consentono di offrire occasioni d’impiego e di integrazione reddituale a soggetti disoccupati. La decisione è stata presa all’unanimità dalla giunta in carica, composta oltre che dal sindaco, Pasquale Caparra, anche da Rosalba Cutuli, Saverio Cutuli, Sabatino Mazzeo e Rosanna Mazzeo. L’assessore Rosanna Mazzeo chiarisce meglio i termini della decisione: «Con l’acquisto di tali voucher dall’Inps, potranno essere pagate le prestazioni di chi è privo di un lavoro che verranno eseguite sul territorio comunale». L’assessore Saverio Cutuli, poi aggiunge: «Questo gesto vuole essere un ulteriore segnale della dedizione dell’attuale giunta verso la comunità». Dal canto suo, il sindaco Pasquale Caparra si dichiara «orgoglioso per una decisione che testimonia un livello di sensibilità politico-amministrativa, da parte degli assessori in carica, fuori dall’ordinario». Da sottolineare, che la decisione è adottata da assessori che non dispongono di dichiarazioni reddituali paragonabili a quelli di John Davison Rockefeller jr… E allora una considerazione sorge spontanea: ma quando si (stra)parla di rinnovamento della politica…a cosa si allude? All’ennesima vuota dichiarazione di principio? Se è vero che il rinnovamento “parte dal basso”, il loro contributo, gli amministratori del Comune di Zaccanopoli, l’hanno messo concretamente in opera. Giorgio La Pira, storico sindaco di Firenze negli anni Cinquanta e Sessanta, affermava che «la politica è – nel più dignitoso senso cristiano – una ancella e non deve diventare padrona: non farsi abuso, né dominio e neppure dogma. Qui è la sua funzione e la sua dignità: d’essere servizio sociale, carità in atto: la prima forma della carità di patria». Un’idea nobile della politica che invece da qualche lustro è calpestata dall’egoismo più sfrenato. Da un comune della periferia giunge un segnale in controtendenza, nel quale l’ottimismo della ragione si sposa felicemente con la predisposizione al bene.

Corrado L’Andolina

Pubblicato su Calabria Ora il 6/12/2012, p. 34

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