NEL MESE DI SETTEMBRE LA NOSTRA AGENZIA THOTH (WWW.THOTH.IT) HA PUBBLICATO LA BIOGRAFIA DEL COMPIANTO DON GIUSEPPE FURCHì, PARROCO DI BRATTIRO’ E DI GASPONI SCOMPARSO IL 6 MARZO 2011. IL LIBRO E’ STATO SCRITTO DAL DOTT. PASQUALE VALLONE DI BRATTIRO’, IL QUALE E’ STATO PER 40 ANNI CIRCA IL MEDICO DELLA COMUNITA’ BRATTIROESE, PROPRIO NELLO STESSO LASSO DI TEMPO IN CUI DON GIUSEPPE E’ STATO PARROCO DELLA MEDESIMA COMUNITA’. IL LIBRO IN QUESTIONE, E UN DOCUMENTARIO SU DON GIUSEPPE REALIZZATO DAL REGISTA ENZO CARONE SONO STATI PRESENTATI IL 22 SETTEMBRE A BRATTIRO’ E NEI GIORNI SCORSI A MIGLIERINA E A GASPONI. NELLE PROSSIME SETTIMANE ENTRAMBE LE OPERE SARANNO PRESENTATE A TROPEA, CARIA E SAN NICOLO’ DI RICADI. INVITIAMO TUTTI I NOSTRI LETTORI AD ACQUISTARE SIA IL LIBRO CHE IL DVD RIVOLGENDOSI DIRETTAMENTE A DON SERGIO MELIGRANA: I PROVENTI SARANNO DESTINATI AD UNA DELLE TANTE MISSIONI SUPPORTATE DA DON GIUSEPPE.
DI SEGUITO LA PREFAZIONE DEL LIBRO DI PASQUALE VALLONE.
Con don Giuseppe Furchì abbiamo iniziato, a Brattirò, il nostro cammino per vie parallele, ma che spesso si sono intersecate.
Abbiamo avuto una missione, intesa come dovere di esercitare una mansione importante presso una comunità.
Così io iniziai da giovane medico a curare il corpo della gente e, nello stesso periodo, don Giuseppe iniziò a curare l’anima della stessa gente.
Sono per formazione, convinzione e fede, cristiano cattolico e non mi è stato difficile condividere esperienze con don Giuseppe, ognuno per la propria e nella propria professione, intesa come attività intellettuale praticata in maniera continuativa, abituale e quotidiana, svolta in condizioni di indipendenza e secondo i principi dello specifico ordine di appartenenza.
Abbiamo spesso condiviso gioie e dolori, trepidazioni e sofferenze.
Ci ha sempre accomunato l’interesse non personale, ma del prossimo e della collettività.. E noi la collettività, locale e non, l’abbiamo sempre aiutata e sostenuta… Ci abbiamo rimesso tempo e denaro, ma abbiamo agito sempre e comunque con la dignità morale della nostra condizione professionale che rende un uomo, laico o ecclesiastico che sia, degno di stima e di considerazione. Rispettando la dignità della persona umana.
Ci siamo sempre scambiati impressioni su varie persone, opinioni soggettive, giudizi istintivi e ponderati, sospetti, effetti esercitati sull’animo di qualcuno.
Ovviamente, tutti e due siamo stati depositari del segreto professionale, relativo a notizie su fatti e/o persone appresi nello svolgimento delle nostre funzioni e prestazioni professionali e ministeriali. Ma “qualcosa” su qualcuno ci siamo, a volte, vicendevolmente, fatto trapelare, senza ovviamente commettere peccato o trasgredire i limiti morali e i nostri doveri, né allontanandoci dalla nostra rettitudine e moralità.
E’ improbabile, comunque certamente difficile, se non impossibile, che possano andare d’amore e d’accordo un prete vecchio e un medico giovane o un medico vecchio e un prete giovane perché la differenza generazionale può comportare mancanza di concordia, di consenso e divergenza di idee e di opinioni. Ci possono essere certamente punti di convergenza, ma è difficile che ci possano essere vedute parallele; difficile ma non impossibile se si fa prevalere il buon senso, ovvero il giusto equilibrio nel giudicare e nell’agire, ciò che si chiama assennatezza.
Non così è stato tra me e don Giuseppe perché abbiamo intrapreso il nostro difficile cammino tra la gente tutti e due giovani, pieni di entusiasmo e di voglia di fare e fare bene dando e mettendo, nella nostra professione e nel nostro ministero, tutto il nostro impegno e il nostro entusiasmo nel rispetto degli altri, nel rispetto del prossimo, nel rispetto della dignità della persona umana.
Questo scritto vuole essere il modo migliore per ricordare don Giuseppe non solo ai giovani e agli anziani della parrocchia, ma alle generazioni future.
Pasquale Vallone