RICEVIAMO e PUBBLICHIAMO. Il Consiglio Regionale ha approvato, il 24 ottobre, l’ordine del giorno già approvato all’unanimità in sede di Conferenza dei Capigruppo in merito al riordino delle Province. La volontà manifestata dal consesso di pervenire all’impugnativa (procedura già avviata dalla Giunta regionale) del decreto legge 95/12 della successiva legge di conversione e di tutti gli atti che, in violazione del dettato costituzionale, intervengono sulla soppressione e la razionalizzazione delle province, non può che lasciarmi pienamente soddisfatto, avendo io stesso, nei giorni scorsi, proposto una chiara presa di posizione da parte del Consiglio che comprendeva il ribadirsi della volontà di mantenere invariato (chiedendo una deroga al disposto normativo) il numero delle province calabresi. L’ingiusto metro con cui il Governo si appresterebbe a raggiungere il “conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio”, non lascia purtroppo molto spazio a libere interpretazioni, così come la decisione di scegliere in base a criteri che non vengono rispettati per tutte le province in esame, Isernia, ad esempio, “resta in piedi” pur avendo un numero di abitanti nettamente inferiore a Vibo Valentia o Crotone. E proprio la disparità di valutazione del Governo, unita “all’incostituzionalità” dell’attuale procedura che, se attuata, negherebbe ai Comuni ed alle Regioni il diretto potere decisionale in merito al loro territorio, mi spingeva a proporre che fosse la Regione a formulare una propria ipotesi di riordino, anche se meramente confermativa, in quanto l’articolo 133 della Costituzione conferisce alle Regioni la prerogativa di essere “sentite” sul “mutamento” delle circoscrizioni provinciali e questo prima che lo Stato intervenga legislativamente. L’ultima seduta consiliare ha quindi deciso di scegliere come orientarsi e si è pronunciata, così come io stesso avevo proposto, a favore del mantenimento dell’attuale articolazione territoriale e, pervenendo all’impugnativa del decreto legge 95/12, ha dimostrato, non solo compattezza nel perseguire il bene comune, ma grande responsabilità e senso critico, la Regione Calabria infatti, non esprimendosi in alcun senso, avrebbe automaticamente rinunciato al potere decisionale sull’articolazione dei territori di propria competenza.
On. Alfonsino Grillo
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