L’iniziativa, scaturita dall’invito del Prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, che recentemente aveva sollecitato le due assemblee consiliari affinché adottassero un documento comune sulla questione, si è concretizzata nella sala consiliare della Provincia, che per l’occasione ha ospitato i consiglieri di entrambi gli Enti.
Alla riunione hanno partecipato anche il senatore Francesco Bevilacqua e l’ex senatore Antonino Murmura, oltre ad alcuni sindaci e ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Assenti, invece, i consiglieri regionali vibonesi. Una partecipazione tutto sommato tiepida, stigmatizzata in apertura dei lavori dal presidente del Consiglio provinciale, Giuseppe Barilaro, il quale ha condotto la seduta.
Nel documento approvato all’unanimità al termine dei vari interventi, i due consessi danno mandato al presidente della Giunta regionale affinché si adoperi per chiedere (la decisione finale spetta infatti al Governo) «l’istituzione di area di crisi complessa con riferimento al territorio vibonese, così come prevista dal Decreto sviluppo (Legge di conversione n.134 del 7 agosto 2012)», fattispecie che, è specificato nella norma, si concretizza di fronte alla crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull’indotto.
Nella delibera, inoltre, si spiega che «il riconoscimento ufficiale di area di crisi consentirebbe di portare direttamente all’attenzione del Governo nazionale le stringenti problematiche locali, attivando le procedure per la definizione di un piano di promozione industriale che, sempre secondo quanto previsto dalla disciplina in vigore, possa promuovere investimenti produttivi anche a carattere innovativo, la riqualificazione del territorio, la formazione del capitale umano, la riconversione delle aree industriali dismesse, il recupero ambientale, l’efficientamento energetico e la realizzazione di infrastrutture strettamente funzionali agli interventi previsti».
Ad aprire la discussione è stato il presidente della Provincia, Francesco De Nisi, che ha innanzitutto rimarcato il prezioso contributo offerto dal prefetto Di Bari nella ricerca di soluzioni per le numerose vertenze vibonesi. De Nisi ha poi sottolineato quella che ha definito una disparità di trattamento riservata al territorio vibonese da parte della Regione, «che ha sostenuto senza riserve l’istituzione dell’area di crisi per Gioia Tauro e Crotone, ignorando Vibo Valentia, nonostante fossero evidenti, purtroppo, tutti i presupposti affinché anche il nostro territorio rientri in un’azione mirata di rilancio da parte del Governo».
Il presidente della Provincia, quindi, ha richiamato le principali criticità, soffermandosi sulla crisi industriale cominciata anni fa con la chiusura dell’industria Nostromo e culminata nel recente ridimensionamento produttivo dello stabilimento Italcementi di Vibo Marina. De Nisi ha ricordato anche le conseguenze dell’alluvione del luglio 2006, che hanno messo in ginocchio numerose imprese, «le stesse aziende che a distanza di sei anni ancora non riescono a fruire dei 20 milioni di euro ancora disponibili per far fronte ai danni subiti».
È stata poi la volta del sindaco di Vibo Valentia, Nicola D’Agostino, che ha ricordato come l’idea di sollecitare l’istituzione dell’area di crisi sia scaturita da una recente riunione tenutasi al ministero dello Sviluppo economico alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il senatore Bevilacqua e la vice presidente della Giunta regionale Antonella Stasi.
D’Agostino ha poi rimarcato l’impegno del Consiglio comunale di Vibo Valentia in merito alla ricerca di soluzioni per il rilancio economico e occupazionale, ricordando che già nel 2007 l’Amministrazione vibonese approvò la proposta di istituire la cosiddetta “zona franca urbana”, che venne poi condivisa in linea di principio dal Cipe, ma rimase fuori dalla previsione legislativa per mancanza di risorse. Il riferimento alla zona franca, e quindi indirettamente ai parametri negativi riconosciuti dal Comitato interministeriale per la programmazione economica che ne consentirebbero in linea teorica l’istituzione, è stato inserito nel documento finale approvato dall’assemblea congiunta su richiesta esplicita del consigliere comunale Marco Talarico.
Fuori tema è andato il consigliere comunale Michele Soriano, che ha voluto evidenziare il rischio che l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia venga accorpata a quella di Catanzaro, cogliendo l’occasione per lanciare un appello ai consiglieri regionali affinché difendano l’autonomia della sanità vibonese.
Il consigliere Sergio Rizzo ha poi sottolineato il ruolo cruciale dell’area industriale di Maierato nelle dinamiche economiche dell’intera provincia, sollecitando l’inserimento nel documento finale di un riferimento specifico. Questione che è stata risolta in sede di stesura definitiva della delibera (che per sua natura, è stato obiettato, doveva esprimere un riferimento generale all’intero territorio viboese), con un richiamo alle “zone limitrofe” del capoluogo.
Barbara Citton, invece, ha sottolineato l’importanza dell’assemblea congiunta, definendola “un’occasione preziosa per restituire alla politica locale dignità e credibilità”.
Dal canto suo, l’ex senatore Murmura si è speso in una lunga e dotta arringa a difesa dei confini provinciali, ricordando a tutti che «la premessa ineludibile per lo sviluppo del territorio è la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata».
Infine, dopo l’intervento del segretario provinciale della Cgil, Luigi De Nardo, che ha stigmatizzato l’assenza delle imprese alla riunione, si è passati alla votazione finale che ha fatto registrare l’unanimità.
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