Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato della cosiddetta “Grotta di Santu Liu”, una spelonca eremitica risalente a circa mille anni fa con dei magnifici affreschi sulle pareti, probabilmente la testimonianza storica integra più antica del circondario di Tropea. I dipinti sono a serio rischio perché un albero negli ultimi anni impedisce ai raggi del sole di penetrare nella grotta; basterebbero poche migliaia di euro per salvare le opere (informazioni molto attendibili perché ottenute da esperti del settore). Tuttavia, nulla viene fatto.
Sempre nei giorni scorsi vi abbiamo, inoltre, parlato degli scavi archeologici compiuti nella zona di Torre Galli nel mese di luglio dall’esimio studioso Marco Pacciarelli, il quale ha definito l’area in questione come “il sito archeologico più importante del Mediterraneo per quanto riguarda l’Età del Ferro” (quindi il periodo preellenico).
Qui il noto archeologo Paolo Orsi negli anni ’20 aveva scavato 330 tombe ed ora, grazie a Pacciarelli, nella medesima area è venuto alla luce anche un antichissimo villaggio, abitato da una civiltà guerriera che ha dominato a lungo il circondario e che poco meno di 3 mila anni fa aveva contatti anche con l’Oriente.
Ed a questo elenco si possono raggiungere altri luoghi drapiesi, come ad esempio quello di cui vi parliamo oggi: le cosiddette “Tombe Saracene”, un affascinante cimitero medievale i cui loculi sono scavati interamente nella roccia.
Il cimitero sorge nelle campagne cariesi, più precisamente tra Caria e Gasponi. Mai nessuno ha fatto niente per completare gli scavi e renderlo fruibile turisticamente. Finora tutte le amministrazioni susseguitesi negli anni hanno inserito nel loro programma elettorale il recupero di questo posto, ma la situazione è rimasta com’era: erbacce, degrado e – di continuo – incendi. Insomma, una vergogna. Recentemente il Comune si è “candidato” all’interno di un progetto faraonico di milioni di euro (Pisl- “Tropea e dintorni”) per cercare di ottenere fondi e recuperare i siti archeologici e di valenza culturale disseminati nel territorio comunale, ma chissà se e quando questo progetto verrà finanziato. L’unico modo per recuperare i siti nell’immediatezza, pur tra non poche difficoltà, a detta di molti è cercare di fare qualcosa con fondi propri.
Sarebbe bello se si riuscisse a rendere fruibile almeno uno di questi luoghi, fare in modo di accedervi magari tramite un sentiero curato, con delle staccionate ai lati e dei cartelloni informativi. Sarebbe un’ottima cosa per diversificare il turismo tropeano, per coinvolgere anche l’immediato entroterra nello sviluppo turistico. Ma gli amministratori di qualsiasi livello, come dimostrano i fatti, non ne vogliono sapere.
Si va ancora avanti, come dimostrano sempre gli stessi fatti, con la cementificazione, con le piazze, coi marciapiede, pensando che questa sia la via per rilanciare il territorio e contrastare lo spopolamento. E intanto questi incredibili tesori, questo patrimonio di enorme valore, rimangono in uno stato di assoluto degrado.
Un peccato, un vero peccato.
SERVIZIO a CURA di MarioVallone
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