06/08/12. OSSERVAZIONI SU OPERE COMUNALI PREVISTE IN BILANCIO CON FONDI PUBBLICI NELLE FRAZIONI DI BRATTIRO’, CARIA E GASPONI.
Si è, finalmente, svelato l’arcano. Che significa riqualificazione centro abitato? Dove, progetti di che? Sì, ma in quale piazza, in quale via? Domande poste dal sottoscritto al sindaco durante il consiglio comunale del 30 giugno. Il I° agosto la giunta comunale ha approvato i progetti preliminari e definitivi delle opere previste nel bilancio comunale per le frazioni di Brattirò, Gasponi e Caria.
Considerato il mio ruolo di consigliere, mi sento in dovere di informare i cittadini in merito ai progetti ed esprimere il mio parere in proposito, anche perché non ne ho avuto la possibilità durante il dibattimento del bilancio di previsione, in occasione del quale nessuno sapeva/ voleva chiarire dove sarebbe stata fatta la riqualificazione, come e perchè.
Oggi sappiamo che riqualificazione è sinonimo di pavimentazione di piazze, vie e strade nelle tre frazioni. Il mio giudizio, che era stato negativo per le procedure (pari a 0) di coinvolgimento degli amministratori e della cittadinanza, diventa ora doppiamente negativo anche per i contenuti delle opere.
Visto tutto quello che si sarebbe potuto fare nelle frazioni di Gasponi e Caria (in primis il recupero delle aree archeologiche delle tombe saracene e di Santu Liu, senza aspettare alle calendae l’arrivo di un avveniristico finanziamento di 2 milioni di euro da dividere con Tropea, Spilinga, Ricadi, Parghelia), la pavimentazione occuperebbe, secondo me, l’ultimo gradino in un eventuale indice di gradimento.
Da una visione accurata dei progetti mi sembra però che quelle previste a Caria e Gasponi siano almeno giustificate in sé dal quadro urbano di riferimento. A Gasponi si farà una pavimentazione a lastre di basalto in via C. Battisti, piazza Ho Chi Minh e via Chiesa, quindi all’interno del borgo vecchio, su un’area di 700mq. A Caria è stata individuata la pavimentazione in pietra naturale con tre tonalità di grigi di via Regina Elena e via Gallo, nel centro storico, per coprire una lunghezza di 180 metri e un’area di circa 840 mq.
E a Brattirò? La pavimentazione di Piazza Cesare Battisti si poteva decisamente evitare non essendoci su quell’area alcun requisito strutturale idoneo a giustificarla. Si è voluto procedere con la logica dell’1×3 (più Drapia in attesa delle graduatorie della legge 24)– detta anche logica dei campi da tennis, cioè la medesima opera moltiplicata per quattro; da qualche parte la pavimentazione è veramente necessaria (Drapia, vista la storia e la conformazione urbana del capoluogo), da qualche altra parte si inserisce bene o male nel tessuto del borgo vecchio (Gasponi e Caria), a Brattirò è appena meglio che niente, pur essendo tuttavia pacchiana e, per certi versi, dannosa.
Intanto, vorrei sottolineare il grande contributo allo studio della semantica offerto da chi ha inserito nel bilancio la dicitura “riqualificazione centro abitato” e “decoro centro urbano” che significano solo ed esclusivamente riqualificazione e decoro di piazza x e strada y. Dietro il termine generico usato a coprire i capitoli di bilancio si è nascosta sempre la volontà (mai ufficialmente rivelata)– almeno per quanto riguarda Brattirò da come mi risulta da 8 mesi a questa parte – di procedere con opere di pavimentazione in un punto determinato del paese che è piazza Cesare Battisti.
La cosa che mi ha dato più dispiacere, in questi mesi, e che ha svilito la funzione di consigliere di maggioranza è stato il gioco a carte coperte ideato da chi ha voluto sempre la pavimentazione della piazza (per entrare nella storia, Oh tempora, oh mores!) senza ascoltare il parere degli altri consiglieri.
Prima che fosse celebrato il consiglio del 30 giugno scorso, all’insaputa del sindaco (il quale nel consiglio non ha specificato dove si sarebbe fatto ciò che era stato già progettato), si stava già ultimando il progetto di piazza Cesare Battisti, qualche tecnico aveva già preso le misure della piazza, occorreva solo sistemare i dettagli dell’arredo urbano (si è parlato, mi dicono, di fontana, obelisco, statua equestre, per fortuna poi non inseriti).
Non esiste, se non nella mente di qualcuno, alcuna carta o documento ufficiale in cui si intraveda traccia di eventuali valutazioni, studi di fattibilità di altre opere in altri punti dei paesi, né motivazioni quantomeno appena giustificatorie di opere le quali impegneranno esclusivamente fondi comunali e per metà coperti da mutui. Nessuno ha individuato la migliore opera possibile, le opere dovevano essere quelle e solo quelle.
Se si fosse fatto un dibattito serio su come impegnare i fondi di bilancio, io avrei espresso le mie osservazioni e, se il mio parere, dopo avere vagliato, anche con sufficienza, altre stime di fattibilità appena motivate, fosse risultato in minoranza, non avrei esitato ad adeguarmi alla volontà espressa dalla maggioranza e votare a favore dell’approvazione del bilancio di previsione. Ma le cose non sono andate nel senso appena tracciato. Non c’è stato alcun confronto, alcuna valutazione di opere alternative, alcuna giustificazione motivata di opere proposte. Se l’esecutivo non consulta il consigliere di maggioranza su una determinata questione, il consigliere di maggioranza non c’è. Nel rispetto del ruolo attivo del consigliere (fare proposte e vigilare) non potevo e non posso sottomettermi passivamente ad alzare o abbassare la mano in consiglio su cose di cui non sono stato minimamente informato.
Il sindaco, durante il consiglio, aveva detto che le opere si faranno sulla base del parere del tecnico. Ma quale tecnico? Di solito l’amministrazione dà direttive precise al tecnico comunale specificando prima di tutto il luogo dove vuole fare l’opera. Il tecnico può dire che quel luogo non va bene perché è vincolato o per qualsiasi altro motivo oppure può dire che qualunque manipolo urbanistico sarebbe meglio farlo verde piuttosto che giallo, ma il luogo lo sceglie l’amministrazione tutta, se è una maggioranza vera, altrimenti amministra il tecnico comunale e non l’amministrazione. Se poi il sindaco si riferiva al parere di un tecnico esterno al comune per individuare la migliore delle opere possibili, a meno che non venga convocato un consiglio per la pianificazione, sarebbe lo stesso che riferirsi al parere di una parrucchiera o di un idraulico (gli incarichi sono tutti del 18 e 19 luglio) i quali vanno sicuramente ascoltati, ma se non sono stati eletti, non amministrano.
Dopo questo sofferto, ma necessario sfogo per chiarire – se ce ne fosse mai stato bisogno – ancora una volta la mia posizione davanti alla cittadinanza, passo ad illustrare l’opera di riqualificazione centro abitato che significa pavimentazione piazza Cesare Battisti di Brattirò. Questa, lo ribadisco, è l’opera che tra le tre previste mi pare la più inutile ed è questo il motivo per il quale mi soffermerò sulla medesima.
Si procederà a rimuovere il manto bituminoso e sostituirlo con una pavimentazione (non prevista nel primo lotto del costo complessivo di 95 mila euro per mancanza di fondi sufficienti, ma da coprire, nel secondo, su cui saranno impiegati altri 95 mila euro di mutuo con la cassa depositi e prestiti), il marciapiede lato bar, costruito forse meno di 20 anni fa, sarà rimosso e sostituito con un altro marciapiede lungo 45 metri e largo 2. Dall’altro lato della piazza è previsto un marciapiede da fare ex novo, lungo 35 metri e largo anche questo 2. Dalla via Vittorio Emanuele direzione via Posta è previsto un altro marciapiede per una lunghezza di 15 metri e una larghezza di 90 centimetri. Sono previsti, inoltre, dalla parte opposta al bar, 3 aiuole per alloggiare alberi a basso fusto, 2 pensiline con panchine, ancora 4 panchine, 5 cestini per i rifiuti, un orologio e 2 stendardi per affissioni pubblicitarie.
Lascio ai cittadini giudicare la bontà complessiva dell’opera. Mi riservo però il diritto e il dovere di esprimere le osservazioni che avrei fatto davanti a gli altri membri del consiglio, se avessi potuto. Premetto che non ho nulla da eccepire sulla serietà e competenza dell’architetto Pugliese che ha redatto il progetto e che, peraltro, si è già positivamente contraddistinto nella progettazione di altre opere pubbliche importanti commissionate da questo Comune.
La mia contrarietà è relativa alla pavimentazione della piazza in sé, alla scelta e alla individuazione dell’opera. Non ho alcuna remora a dichiarare che spendere 190 mila euro per un lavoro del genere è uno sperpero di denaro pubblico, in oggettivi tempi di magra. Si poteva fare meglio e di più, almeno riguardo alla frazione Brattirò.
La ristrutturazione dell’ex scuola media, ormai un rudere fatiscente, ma, gioco forza, affollato, in varie occasioni, da bambini, associazioni ecc; l’unico edificio pubblico dismesso, per il momento fruibile, nell’intero territorio comunale. Si sarebbe potuto procedere con l’esproprio dei due edifici abbandonati lato destro dopo piazza Cesare Battisti verso la chiesa al fine di congiungere la citata piazza con la contrada Saladino. Avremmo potuto realizzare un campo di calcetto, restaurare la Fontana vecchia o, magari, pavimentare i vicoli del borgo vecchio dove si sarebbero veramente create le condizioni per una vera riqualificazione a fini turistici e commerciali di edifici e palazzi secolari.
Si è deciso (o meglio pensato e attuato, perché ogni decisione presuppone almeno 2 opzioni), invece, di pavimentare un quadrivio, dove, come in tutti i quadrivi, passano decine e decine di macchine al giorno e, con frequenza, anche camion, trattori e altri mezzi meccanici. L’area non può essere adibita a zona pedonale, per ovvii morivi, né risulta abbellita da edifici di pregio o chiese o monumenti o qualunque cosa che giustifichi, in termini estetici e funzionali, una qualsiasi pavimentazione. Per trovare casi del genere bisognerebbe forse andare a Tashkent o in altri ex worker’s paradise dell’era post sovietica per ammirare simili pacchianerie.
Anche la funzionalità dell’opera lascia parecchio a desiderare, ad esclusione della sistemazione dei pozzetti e dei tubi delle acque bianche e nere, cosa che si poteva fare con poche migliaia di euro. Il marciapiede che sbocca nella via posta, non avendo continuità, non migliora la circolazione dei pedoni, anzi la danneggia inducendo a seguire una direzione che conduce lungo il ciglio di una strada senza marciapiede; inoltre il nuovo marciapiede del lato opposto al bar verso la chiesa, pur non impedendo la circolazione in doppia corsia, riduce obiettivamente la carreggiata o addirittura drasticamente qualora continuassero a sostare le macchine da sempre parcheggiate lungo la piazza.
Non mi sembra affatto che un’opera del genere possa aiutare ad incentivare il flusso turistico (perché dovrebbe farlo?) né a sviluppare non so che cosa o in che modo.
Forse la motivazione più corretta e onesta è quella, per nulla roboante, riportata nella relazione tecnica in cui si dice “l’intervento di cui al presente progetto prevede la riqualificazione urbana della piazza Cesare Battisti al fine di dare un aspetto più decoroso nel contesto urbano in cui la stessa rientra”. Ora, l’obiettivo dell’aspetto decoroso è certamente centrato anche se magari si sarebbe potuto evitare di asciugare quasi 200 mila euro per decorare una frazione che ha tanti problemi soprattutto nella fruizione attiva e creativa degli spazi pubblici per giovani ed anziani, sempre che il fruire bellamente uno spazio pubblico non significhi spiaccicare il cavallo di mazze sul tavolino del bar o sedersi su una panchina a vedere passare le macchine e crogiolarsi al sole.
Cosmo Vallone
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