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Sky ha “di non raccontare più la Calabria”

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02/08/12. “Sky tg 24 ha scelto di rinunciare al proprio corrispondente per la Calabria; dopo sei anni di collaborazione, l’emittente privata decide di non rinnovare l’ennesimo contratto “a tempo” determinato e chiude la lunga collaborazione con Manuela Iatì.

Sky in realtà” -afferma il consigliere regionale Alfonsino Grillo, con delega all’emigrazione- “non sceglie solo il “taglio lineare” di una valente giornalista, ma decide, in maniera arbitraria ed inspiegabile, di non raccontare più la Calabria, o almeno di non raccontarla come una terra unica e poliedrica merita di essere raccontata, attraverso la voce di chi questa terra difficile la vive ogni giorno ed ha imparato a conoscerla bene ed a capirla al punto da riuscire a farla “parlare”, regalandole la sua voce ed i suoi occhi.

Sky tg 24 sceglie di non tenere conto delle migliaia di Calabresi emigrati all’estero che seguono in streaming l’emittente, mantenendo, anche così, sempre vivo il legame alla propria terra d’origine, né di chi, pur rimanendo in Italia, vive lontano dalla Calabria, né, di conseguenza, di tutti gli abbonati calabresi, privati di un’ informazione attenta e “veloce” che arriva sempre puntuale ed autentica “sul fatto”. Il suo libro inchiesta, Avvelenati, scritto insieme a Giuseppe Baldassarro, la dice lunga sull’impegno e sulla conoscenza profonda della realtà di un territorio difficile, impegno unito all’amore per la sua gente che nel 2009 ha scelto la giornalista come vincitrice del Premio Internazionale Calabresi nel Mondo, assegnatole dall’Associazione internazionale Calabresi nel Mondo.

A Manuela Iatì” –conclude il consigliere- “giunga la mia più piena e convinta solidarietà, ed Sky l’invito sollecito a rivedere le sue scelte, che non possono assolutamente “tagliare” in orizzontale e di netto un’ intera regione che, satura ormai di problemi e criticità, rischierebbe di essere lasciata fuori dal sistema d’informazione, sottolineando, agli occhi dell’intera nazione, un’indifferenza mediatica mista quasi ad un senso di “scomodità”. Lasciare infine la direzione dell’orchestra a chi non riuscirebbe neanche a leggere le note di una melodia che a volte appare dissonante, ricca di incongruenze e contraddizioni, ma sempre affascinante, carica di significati e con una grande anima, rappresenta una scelta troppo lontana dallo spirito giornalistico più puro, quello per cui solo una realtà che si conosce bene si riesce a raccontare con esattezza, quello per cui un corrispondente è e sarà sempre diverso da un inviato, peraltro occasionale.

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