21/07/12. «Una grave perdita per tutto il paese di Acquaro». Così, la Preside Caterina Barilaro – per il prossimo anno già predestinata alla dirigenza dell’istituto comprensivo “La Russa” di Serra San Bruno – definisce la perdita della direzione didattica del comprensivo “G. D’Antona” di Acquaro, il quale, con molta probabilità, dal 2013 – 2014 sarà declassato a sezione staccata di quello di Dinami. L’istituto acquarese, infatti, nel nuovo piano di dimensionamento, risulta tra quelli, – 11 in tutto – sottodimensionati dal punto degli alunni, con la conseguenza che, da settembre vi sarà una reggenza dirigenziale, che l’anno prossimo cederà il passo all’accorpamento.
Così, un altro presidio essenziale per una comunità viene sacrificato sull’ara dei tagli che, in molti centri ed in svariati settori, stanno “potando” ciò che di positivo e di vitale ancora esiste negli stessi, condannandoli sempre più velocemente ad un’atroce morte. Ora, guardando ai dati Istat notiamo come la popolazione di Acquaro (a novembre 2011) ammonti a 2615 residenti (con una perdita di 15 unità da inizio anno), mentre quelli di Dinami ammontano a 2470 (con una decurtazione di 47 iscritti all’anagrafe da gennaio 2011 ed un trend al ribasso annuale che segue sempre tali, se non maggiori, proporzioni). Da questo dato, (anche a voler supporre, come potrebbe pure essere, che la popolazione di Acquaro sia più anziana, cioè che Dinami abbia più popolazione in età scolastica primaria) s’intuisce come, a meno di non voler ricorrere a continue ridefinizioni, il parametro utilizzato sia quantomeno discutibile. Per quanto, infatti, Dinami in questo stato di cose potrebbe mantenere gli uffici scolastici? Una soluzione per salvare Acquaro potrebbe essere, ad esempio, che chi di competenza s’impegni a fare in modo che al comprensivo venga accorpato l’istituto alberghiero, con la creazione di un omni – comprensivo. Allora, probabilmente, la direzione sarebbe salva. Ma per quanto ancora? La realtà vera è che il problema è molto più complesso e serio e necessita di uno studio attento che individui quelle che sono le reali soluzioni allo stesso. In provincia di Vibo, finché dura, su 50 comuni, ben 36 (una lauta maggioranza) sono al di sotto dei 3000 abitanti (con un trend al ribasso).
Continuando con questa politica dei tagli indiscriminati (oggi l’ospedale, domani la scuola, dopodomani la posta, e poi la guardia medica, e poi ancora…) non si fa altro, e lo sbraitiamo da anni da queste pagine, che accelerare la tendenza all’esodo di massa ed alla cancellazione di tanti paesi, con la loro storia, le loro tradizioni, le loro culture. Mentre i loro cittadini continuano a pagare le tasse. Quindi, basta tagliare. Basta con questa eutanasia antropologica legalizzata. Basta! Se ci sono centri che in trent’anni hanno perso migliaia di abitanti, vuol dire che (più di) qualcosa non ha funzionato.
Che più di qualcuno non ha fatto, e continua a non fare, il proprio dovere. Ed allora s’inverta la rotta e ci s’impegni individuando azioni serie. Se si vuole si può. O almeno si è tentato. Perché tra non molto da tagliare non rimarranno che gli attributi. Oppure, si noleggi un “Enola Gay” e la si faccia finita in un colpo solo.
Valerio Colaci
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