26/06/12. «Un attacco volgare e privo di qualsiasi attinenza con la realtà». Il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Francesco De Nisi, risponde con decisione alle critiche del segretario provinciale della Uil, Luciano Prestia, che gli imputa presunte responsabilità in merito alla situazione occupazionale dei dipendenti della società Eurocoop.
«Prestia è in mala fede quando sostiene che mi sarei disinteressato della sorte di questi lavoratori, per i quali, invece, mi sono impegnato sin dall’inizio del mio mandato – rimarca De Nisi -. Innanzitutto, è bene ricordare che i progetti affidati all’Eurocoop sono stati avviati nel primo anno della mia amministrazione, con il sostegno economico della Regione. Poi, quando la Regione ha deciso di non rifinanziare i progetti, la Provincia, proprio nella volontà di non lasciare i lavoratori coinvolti senza reddito, ha impegnato risorse proprie e rinnovato per ben due volte l’affidamento dei servizi forniti da Eurocoop.
È evidente, dunque, che abbiamo fatto il possibile per assicurare occupazione a questi lavoratori, partecipando attivamente anche al tavolo di trattativa con la Regione. Al contrario, Prestia e il suo sindacato hanno rinunciato alla lotta, accettando dalla Regione vaghe promesse di stabilizzazione occupazionale senza alcun impegno concreto. Insomma, per motivazioni che soltanto Prestia conosce, hanno preferito non fare pressione sulla Regione, vera controparte di questa vertenza, preferendo addebitare colpe inesistenti alla Provincia, che invece – sino a quando i bilanci lo hanno consentito – non ha lesinato sforzi economici. Oggi Prestia vaneggia di stabilizzazioni e nuove assunzioni, in un momento storico in cui a stento ci sono i soldi per pagare i dipendenti già in organico. Se fosse mosso da buona fede dovrebbe rivolgersi alla Regione, che comunque risponderebbe picche. Forse lo sa e preferisce dunque agitare le acque per confondere le idee a chi spera legittimamente in un lavoro stabile».
E ancora: «Da dove nasca il rancore personale di Prestia nei miei confronti non lo so – continua De Nisi -, ma lo posso intuire, visto che sino al mio insediamento la Uil era di casa in Provincia, forte di un consociativismo da Prima Repubblica a cui partecipava senza alcuna remora. Poi le cose sono cambiate ed i distinti ruoli tra Ente e sindacati sono stati ristabiliti nel solco di un rapporto trasparente e formale. Da allora, non potendo più condividere le scelte politiche e amministrative assunte dalla Provincia, Prestia non si dà pace e non perde occasione per spargere fango».
In merito alla vicenda Soft4Web, poi, il presidente della Provincia precisa: «Non si capisce a cosa alluda il rappresentante della Uil quando afferma che il mio comportamento avrebbe fatto scappare un’azienda modello. Quali comportamenti? Quali responsabilità? Prestia non lo dice, si limita a dare in pasto all’opinione pubblica un giudizio negativo nei confronti della Provincia che non ha avuto, né avrebbe potuto avere, alcun ruolo decisivo nella vicenda, considerato che stiamo parlando di un’azienda privata. Si chieda piuttosto cosa ha fatto lui, in qualità di sindacalista, per queste vertenze, quanti posti di lavoro ha salvato o contribuito a creare. Probabilmente il bilancio della sua decennale azione è talmente imbarazzante che l’unico modo per sfuggire alle proprie responsabilità è distogliere l’attenzione da se stesso. Come se non bastasse, infine, mi rimprovera addirittura di interessarmi “troppo” alla vertenza Italcementi, lasciando intendere che stia salvaguardando chissà quali interessi. Illazioni degne della sua scarsa sensibilità sindacale, con le quali vorrebbe gettare cattiva luce sullo sforzo collettivo che istituzioni locali e organizzazioni sindacali stanno facendo per cercare di impedire la dismissione dell’impianto di Vibo Marina, dal quale dipende il futuro di circa 500 lavoratori, tra dipendenti e indotto. Lavoratori come quelli dell’Eurocoop, con famiglie a carico e la stessa legittima aspirazione a conservare il proprio posto – conclude De Nisi -. Ma forse per Prestia questi lavoratori sono sacrificabili sull’altare della sua sterile polemica perché non rappresentati dalla Uil, che nella fabbrica di Italcementi non gode certo di grande consenso tra i dipendenti».
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