Una ferita ancora aperta

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23/06/12. Mentre la società si interroga sul da farsi e sta valutando attentamente l’ipotesi ripescaggio con una serie di incontri e di riunioni, dopo quindici giorni di silenzio a parlare è il capitano Alessandro Caridi. Fino al 30 giugno tutti i calciatori sono tesserati con la Vibonese e lo stesso vale per il difensore rossoblù, che a distanza di tempo torna sulla partita di Mantova e sulla retrocessione.

«La ferita è ancora aperta – dice Caridi – e più passa il tempo, maggiore è la rabbia per un ko inspiegabile e per una retrocessione assurda, che non meritavamo. E’ andata male e ci dispiace. Ci dispiace davvero tanto, per noi stessi, per la società e per i tifosi, in particolare per quelli saliti fino a Mantova e soprattutto per coloro che ci hanno sempre sostenuto durante l’anno, standoci costantemente vicino, nel bene e nel male. E’ una ferita ancora aperta».

A Mantova un autentico black out: «Eravamo partiti bene, ma poi si è spenta la luce. Eppure la partita l’avevamo preparata nel miglior modo possibile. L’uno-due del Mantova ci ha messo ko. Abbiamo provato a reagire, ma ormai non c’eravamo più. Loro hanno saputo approfittare delle nostre debolezze».

La rabbia è per quella sconfitta, la prima e unica dell’era Ammirata, che è costata la permanenza nei professionisti. «Dopo una bella rincorsa ci siamo fermati sul più bello. Un ko in nove gare ci può stare. Peccato sia successo nella partita decisiva, ma magari se fosse capitato prima, non saremmo arrivati fino a questo punto».

La Vibonese retrocede con i conti a posto e con un organico certamente non inferiore a chi si è salvato. «E pure questo procura rabbia. La società è stata impeccabile. Quando si retrocede le colpe sono di tutti e noi calciatori non ne siamo certo esenti. Star qui a rivangare cosa non ha funzionato è tempo perso. Sicuramente abbiamo sbagliato, ma spesso gli episodi non sono stati dalla nostra parte e nelle gare decisive qualche errore arbitrale ha pesato parecchio. Posso però assicurare che l’impegno non è mai mancato. Ce l’abbiamo messa davvero tutta, anche se non è andata per come auspicato e sperato. Chi si è salvato non era superiore a noi e anche questo fa male».

Il futuro? Caridi resta in attesa. «Spero e penso che la società faccia domanda di ripescaggio e che gli venga data la possibilità di rimanere in Seconda divisione. Per quanto mi riguarda resto in attesa. A Vibo mi sono trovato bene e non avrei problemi a rimanere».

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