Un accorpamento da ripensare

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02/05/12. Il legislatore, nel linguaggio corrente e informale, li definisce “tribunalini”. Trattasi di sedi distaccate o di realtà giudiziarie con un carico giudiziario più ridotto rispetto a quello presente nelle città ad alta densità abitativa. Di una loro riforma si parla da anni. In pieno clima di crisi, la questione è balzata nell’agenda di governo. Con legge 148 del 14 settembre (articolo 2 comma 2) le modalità di soppressione di alcune sedi di tribunale sono state indicate direttamente dal legislatore. Tale cancellazione, astrattamente, investe tutti gli uffici non aventi sede in capoluoghi di provincia, garantendo soltanto che ce ne siano almeno tre in ogni distretto.

Nelle 44 pagine della relazione sono stati indicati anche i criteri da applicare per la riduzione: “attenendosi alla tecnica del minimo mezzo per realizzare l’obiettivo dell’efficiente allocazione delle risorse giudiziarie senza diminuirne oltre misura la naturale frammentazione territoriale, sembra funzionale escludere la necessità di permanenza degli uffici che contano meno di 20 unità di organico, ma non anche di quelle con organico superiore ancorché minore di28”.

Tradotto dal “giuridichese” la sede del tribunale di Lamezia (che registra meno di 20 unità), dunque, potrebbe essere inglobata da quella di Vibo Valentia. Nel foro vibonese, s’inizia a discuterne di tale eventualità. I giovani, avvocati, in particolare, risultano i più interessati alle prospettive che la normativa apre sulla loro carriera professionale. Antonio Pasqua, presidente dell’Aiga (associazione italiana giovani avvocati) vibonese afferma: «Credo che innanzitutto vada sgombrato il campo da ogni strumentalizzazione demagogica. Non si tratta, infatti, di tutelare privilegi, ma di entrare nel merito delle questioni che necessitano di un inderogabile approfondimento. Infatti, la chiusura di numerosi uffici giudiziari, ove attuata, sancirebbe da una parte il trasferimento di molte unità di lavoratori in altra sede giudiziaria, dall’altra il definitivo tracollo del sistema giudiziario le cui pesanti ed inevitabili ripercussioni ricadranno sui cittadini privati nei propri territori dei necessari presidi di legalità». Chiara la conclusione: «Pur riconoscendo la necessità di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza, ritengo comunque improcrastinabile una rimodulazione non traumatica degli attuali uffici giudiziari. E ciò al fine di scongiurare conseguenze che potrebbero risultare controproducenti e dannose per la tenuta del sistema giustizia e per la presenza capillare del servizio sul territorio come presidio di legalità, sicurezza e di tutela dei diritti».

Corrado L’Andolina

Pubblicato su Calabria Ora l’1 maggio 2012, p. 29

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