08/04/12. Il messaggio per la Santa Pasqua di Mons. Luigi Renzo Vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea:
Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Fedeli laici, Carissimi fratelli,
è Pasqua! Gesù è risorto da morte! È la festa delle feste, è speranza per tutti di una vita nuova, di una vita rinnovata nel profondo non più soggetta alla schiavitù del male. Gesù risorto dice a tutti che la vita è più forte della morte; che la morte è sconfitta dall’amore; che l’amore è sempre vincente ed è forza che costruisce nuova armonia nel proprio cuore e nel rapporto con gli altri. “Nel mistero della sua morte e risurrezione – scrive Benedetto XVI nel ‘motu proprio’ La Porta della Fede – Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e che chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cf At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una vita nuova”, per cui grazie alla fede ricevuta col Battesimo, “questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione” (n. 6). È così che “i pensieri, gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita” (ivi). La Pasqua di risurrezione, allora, è giustamente il cuore del mistero cristiano, la festa più importante non solo perché è il centro dell’anno liturgico, ma soprattutto perché è l’evento decisivo per la storia del mondo e per la vita di ciascuno. Se Cristo è risorto, la mia vita non può essere più la stessa di prima. La vita non si può consumare nella ricerca affannosa di piaceri e di soddisfazioni malsane; non si può spegnere davanti ad un ostacolo, a un’umiliazione, a una sofferenza. Una volta risorti con Cristo non ci possono essere più compromessi col male, sotterfugi, devianze e fughe dalle norme morali e civili di una vita buona e santa. Di questa vita è germoglio la Pasqua!
E tuttavia non possiamo ignorare che la luce del risorto, percepita dagli occhi della fede, ancora si mescola con le ombre della morte. Siamo già salvati nella fede e nella speranza (Rom 8,24), già risorti nel Battesimo, ma, purtroppo, restiamo avviluppati e compressi in situazioni di incoerenze e di disordine morale. Il peccato, il male è vinto nella sua forza inesorabile di distruzione e tuttavia continua a tener chiusi il cuore e la mente al punto da riempire la vicenda quotidiana personale e collettiva di orrori e di negatività talora devastanti ed incomprensibili per tutti: i poveri sono oppressi, i prepotenti trionfano, i miti sono disprezzati, le regole sono considerate fatte per gli altri e non per se stessi. Scrive il card. Carlo M. Martini che «ci troviamo a vivere in una situazione simile a quella dei due discepoli di Emmaus nella giornata di Pasqua: Gesù è risorto, le donne hanno trovato il sepolcro vuoto, gli angeli hanno detto di non cercarlo tra i morti (Lc 24,2-6. 22-23), ma il loro cuore è ancora appesantito: sono “stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti” (Lc 24,25). Siamo simili agli apostoli nel Cenacolo, che hanno sentito parlare della risurrezione e tuttavia sono ancora chiusi in casa per la paura» (cf La Madonna del sabato santo, 2000, pp. 15-16). In altre parole viviamo in un tempo in cui “la buona notizia” del Signore risorto è accolta da alcuni ed è respinta da altri; anzi addirittura rischia di essere compromessa e di fatto rifiutata quando il “germoglio della vita nuova” è tenuto del tutto fuori dai propri orientamenti di vita, o, peggio, ci si illude di cooptarlo a proprio uso e consumo.
Che meraviglia, per esempio, sarebbe se le processioni pasquali dell’Affruntata, tanto diffuse in diocesi, fossero precedute e seguite da una vera e radicale volontà di rinnovamento della vita nello spirito del Vangelo del Risorto! Questo è il “voto” che bisogna fare, non quello di portare le statue, che potrebbe soddisfare più l’amor proprio, che non le esigenze della fede. È certo, comunque, che, nella situazione in cui ci troviamo, non possiamo indulgere allo scoraggiamento, o lasciar fare chi spreca la sua esistenza nel male. Non appartiene al cristiano il pessimismo ed il chiudersi nel campanile. Ecco perché gridiamo ancora “Alleluja!”. Siamo chiamati, cioè, a sperare “contro ogni speranza” (Rom 4,18) di fronte alle condizioni di morte che tentano di sopprimere “il germoglio della vita nuova” della Pasqua. Siamo convinti e sappiamo che la Pasqua non è la celebrazione di un avvenimento passato; l’Alleluja non richiama il tempo che fu! Sta a noi far fiorire il “germoglio”, portando a buon fine ciò che il Risorto ha iniziato nel nostro cuore. Il Risorto è qui! È in questo nostro mondo particolare, nelle nostre comunità con i loro problemi e con le loro logiche spesso perverse ed antievangeliche; è qui nelle nostre vite sofferenti; è qui, operante e vincente, per aprire il cielo nel cuore di ogni persona di buona volontà. La porta della Pasqua è aperta per tutti e la fede è sempre in cammino: solo il Sole di Dio può ridare luce all’umanità più vera.
Auguro che la Pasqua sia per tutti il giorno nuovo dell’amore universale, “germoglio vivo” per ridare senso e speranza alla vita di ciascuno.
Buona Pasqua a tutti!
Luigi Renzo