18/03/12. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: La cosiddetta “Variante di Carìa” è una mostruosità paesaggistica, che ha determinato un’ indelebile cicatrice sul viso pittoresco del nostro comune, squarciando un incantevole altipiano e con esso un secolare uliveto che si affacciava come una balconata sul mare Tirreno alle spalle di Tropea;
questo concetto in buona sostanza, negli anni (2004/2009) in cui questa brutta strada impegnò il Consiglio comunale, noi del gruppo di opposizione “Democrazia Progresso e Solidarietà” lo gridammo in una aula consiliare “purtroppo vuota”, assolutamente non partecipata da coloro che poi (gli abitanti di Carìa) avranno a subire i maggiori danni;
purtroppo, devo dirlo il peggiore difetto della mia amatissima frazione, che all’epoca dei fatti in questione disertò sistematicamente il Civico Consesso (a pieno torto, forse non ritenendoci degni d’essere ascoltati) è quello di pensare che le problematiche verranno risolte sempre da qualcun’altro o che di politica si debba parlare solo e soltanto per sei mesi prima delle elezioni e per due giorni dopo le stesse.
Noi dell’opposizione, all’epoca dell’approvazione della variante Carìa, fummo sconfitti, forse non tanto dalle idee e dalle discussioni che ad onore del vero impegnarono strenuamente tutta l’aula consiliare, quanto dai numeri che in Consiglio all’epoca aveva l’allora Sindaco dott. Aurelio Rombolà.
Ora io mi pongo una domanda: quando le Amministrazioni locali (Provincia e Comune) dicono di volere agganciarsi all’economia derivante dal turismo ed a ciò utilizzare le bellezze paesaggistiche, capiscono che se poi con le loro opere (faraoniche e mostruose) devastano il territorio, noi non avremo altro da mostrare che squallore e desolazione?
La risposta a questa domanda retorica è che forse si vuole trasformare il nostro territorio, in altri tempi decantato per l’incatevolezza, in un circo delle mostruosità, ricco di costoni sventrati che giovano solo e soltanto alle ditte di movimento terra, e che indurranno i turisti a chiedersi perchè mai continuino a visitare l’entroterra di Tropea, diventato, peraltro, un ammasso di cemento, dai centri storici oramai svuotati, lacerati e sconvolti (ricchi solamente di brutti palazzotti in cemento armato dai colori sovietici) e ridondanti delle più svariegate forme e stili architettonici affidati alle fantasie di acuti architetti e intraprendenti committenti.
Se così è, per onestà intellettuale e d’intenti, dovrebbero dire, i nostri Amministratori, che vogliono fare dell’entroterra tropeano (cui Drapia fa parte) un ricettacolo di brutture poichè anche questo potrebbe produrre attrattiva turistica ed economia sana.
Tuttavia, credo che questo non sia l’intento di chi ha voluto la variante Carìa; chi ha voluto e votato questa variante ritengo abbia agito prescindendo da un’ analisi del territorio e delle sue vocazioni ovvero, abbia agito, mediante un’analisi assolutamente non condivisibile, atteso il risultato (scempio della variante Carìa) che ne è scaturito;
credo che coloro che programmano, e votano certe opere non intendano il concetto base per il quale: la preservazione del paesaggio e l’ attrazione turistica viaggiano assieme e di conseguenza “simul stabunt simul cadunt”.
Per cui ritengo non condivisibile, neppure dal lato economico, la detta variante, poichè programmata sottovalutando il devastante impatto ambientale che essa ha determinato per gli abitanti di “Fontamara” rectius Carìa, i quali subiranno il danno ambientale e conseguentemente la diseconomia che da esso ne deriverà per l’avvenire.
In buona sostanza, l’opera in questione, dal mio punto di vista, è la goccia finale che incentiverà chi casualmente ci visita ancora a mai più ritornare (salvo il gusto dell’orrido);
infatti, se è vero come è vero che i centri storici delle nostre frazioni (eccezion fatta per il capoluogo) si sono trasformati in esempi di prove di stili architettonici;
se è vero come è vero che le nostre campagne pullulano di brutte casermette a più piani fuori terra in rigoroso cemento armato e forini e se è vero come è vero che gli uliveti di Carìa sono attraversati da cicatrici dette varianti Carìa, mi spiegate come faremo turismo?????
Pietro Naso,
segretario Circolo Rifondazione Comunista di Caria di Drapia.
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