13/03/12. Si è ripreso la maglia da numero uno e la sta difendendo con brillanti prestazioni. Giuseppe Saraò, alla seconda stagione in rossoblù, conta di chiudere da protagonista, e da titolare, l’attuale campionato di Seconda Divisione.
Combattivo e tenace fra i pali, quanto schivo e modesto nel privato, il portiere della Vibonese scansa i complimenti che gli stanno arrivando per le ultime partite giocate da titolare, nelle quali ha sempre fatto buona guardia, compreso il match con il Celano.
«I meriti sono di tutti – spiega subito Giuseppe Saraò – perché la fase difensiva la svolge tutta la squadra e nella formazione c’è anche il portiere che para. E’ chiaro che a livello personale ci tengo a far bene ed a giocare, ma ribadisco un concetto che è espressione del nostro gruppo, ossia che siamo tutti compatti per centrare l’obiettivo della salvezza».
La squadra è reduce da tre risultati positivi e da cinque punti conquistati, anche se brucia ancora quel ko con l’Arzanese. «A mente fredda, a distanza di tempo, anche un punto ci sarebbe tornato utile. Abbiamo, purtroppo, steccato quella gara, ma ci siamo rifatti nelle partite successive, conquistando un buon bottino, anche se non ci si illude, ma si guarda al prossimo avversario».
La sosta giunge opportuna o sarebbe stato meglio proseguire? «Ci farà bene non giocare, perché potremo recuperare qualche acciaccato e potremo prepararci nel miglior modo possibile al rush finale della stagione».
Su chi fa la corsa la Vibonese? «Inevitabilmente su qualcuno bisognerà pure fare questa corsa, ma un quadro completo lo potremo avere dopo i recuperi e dopo questo turno di sosta, sperando che chi ci sta davanti non prenda il largo e che chi ci insegue resti sotto. Per quanto ci riguarda, però, non dovremo steccare le gare casalinghe, perché la salvezza passa dal “Luigi Razza”».
Con De Filippis e Martelli si continua a lavorare in perfetta sintonia. «C’è un ottimo rapporto sia con Luca, sia con il nostro preparatore dei portieri – aggiunge Saraò – che è in grado di infonderci sempre la giusta serenità e di darci la carica quando occorre. Il gruppo di lavoro è ottimo e questo è molto importante. Noi cerchiamo di gratificare il lavoro di Martelli, che cura in maniera maniacale anche i particolari. Mi sarebbe piaciuto parare il rigore di Eboli anche e soprattutto per lui. Mi aveva detto dove avrebbe tirato il rigore l’attaccante campano e infatti mi sono tuffato dalla parte giusta, ma la palla mi è passata sotto e non l’ho deviata per un soffio».