Caso Giardina, 7 deputati del PD interrogano Monti

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24/02/12. Sette deputati del Pd hanno presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio Mario Monti chiedendo un intervento del Governo sulla vicenda della testimonianza del colonnello dei carabinieri Valerio Giardina nel corso del processo Meta alla quale ha replicato il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti. “Giardina, per anni comandante dei Ros di Reggio Calabria – é scritto nell’interrogazione firmata da Cesare Marini, Marco Minniti, Rosa Villecco Calipari, Maria Grazia Laganà Fortugno, Franco Laratta, Doris Lomoro e Nicodemo Oliverio – in una deposizione in un processo, ha descritto una città governata da una lobby affaristico-massonica diretta da una cupola formata da cosche e l’attuale Presidente della Giunta regionale. Se è giusto non criminalizzare il presidente Scopelliti, dando come verità acquisita la testimonianza di Giardina, è in pari misura difficile immaginare che l’alto ufficiale si sia inventato la grave accusa. Si comprende lo sconcerto, la preoccupazione, i timori dell’opinione pubblica nell’apprendere il coinvolgimento, vero o infondato, del capo dell’Esecutivo, in complicità mafiosa.

La magistratura non mancherà di verificare le affermazioni dell’ufficiale dei carabinieri, approfondendo con le indagini la eventuale esistenza, nella città dello Stretto, di rapporti innaturali, inquinanti e delittuosi tra la ndrangheta e i politici”. “I calabresi – prosegue l’interrogazione – hanno il diritto di sapere da chi sono guidati: se hanno un governo presieduto da un Presidente onesto ed estraneo a qualsiasi coinvolgimento mafioso, come tutti si augurano, oppure si tratti di persona amica e sodale con la delinquenza. Appare quanto mai opportuno accelerare le indispensabili verifiche su quanto affermato dal colonnello Giardina per evitare che lungaggini, sempre che non siano necessarie per esigenze istruttorie, possano dare l’impressione che la ricerca della verità venga offuscata dal porto delle nebbie”. “Si preannunciano – affermano poi i deputati del Pd – sfilate innocentiste del tutto inopportune perché danno l’impressione di voler sostituire le procedure costituzionali di accertamento dei reati con la giustizia popolare, o, per usare un felice detto del tempo passato, ‘con l’ammuinà. La giustizia non può essere confusa con le tifoserie contrapposte, chi organizza spettacoli indecorosi si assume la grave responsabilità di mortificare le regole dello Stato di diritto”.

I parlamentari chiedono quindi a Monti “se non ritiene di porre particolare cura alle vicende della Calabria, magari sollecitando i ministri competenti a seguire con attenzione, nel rigoroso rispetto del principio della divisione dei poteri, i fatti gravi denunciati per evitare che la polvere dell’oblio possa coprire una pagina inquietante. Il futuro della Calabria – è scritto, ancora, nell’interrogazione – racchiuso nel suo sviluppo economico e nella crescita sociale e civile, è legato ad un incisivo contrasto al grave fenomeno dell’associazione mafiosa, denominata ndrangheta.

Tutti gli sforzi compiuto per incentivare la nascita di attività produttive non hanno sortito risultati positivi per un insieme di fattori negativi e tra questi, in primo luogo, l’attività della ‘ndrangheta. Molte sono state le aziende che, per via delle estorsioni, sono state costrette a chiudere l’attività oppure a trasferirsi in altre regioni. Le analisi degli economisti e del dott. Draghi, allorquando aveva la responsabilità di Governatore della Banca d’Italia, che in più di un’occasione, propose di valorizzare la risorsa Mezzogiorno per sostenere la crescita del Paese, avevano il tallone di Achille nella Calabria, tormentata dalla presenza di una delle più grosse e potenti organizzazioni delinquenziali”. “I successi ottenuti dallo Stato negli ultimi anni – sostengono i deputati del Pd – con l’arresto e in molti casi con condanne esemplari di interi gruppi e capi mafiosi, rischiano di essere vanificati se non si continuerà a perseguire con costanza la lotta alla ‘ndrangheta.

L’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine, per avere successo, deve essere affiancato dall’impegno di tutti i cittadini che svolgono funzioni pubbliche, dalle istituzioni e dal sostegno delle forme associative della società civile. In particolare gli amministratori locali e i politici, custodi della democrazia e della legalità, debbono sentirsi obbligati a comportamenti adamantini e di evidente estraneità alle metastasi della delinquenza organizzata”. “Purtroppo – è scritto nell’interrogazione – non sempre l’area della politica e dell’Amministrazione sono stati esenti da colpe. Se è grave per un cittadino cedere alla viltà e fingere di ignorare quale devastazione soffre la Calabria per la presenza di un mostro che divora la sua terra, è a dir poco delittuoso dover prendere atto a compiacenze o collusioni da parte di chi è investito della rappresentanza popolare”.

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