29/01/12. Sono stati oltre 100.000 gli italiani e, tra questi, anche molti cittadini calabresi, che nel novembre 2010, nel corso della settimana europea per la riduzione dei rifiuti, hanno sottoscritto la petizione promossa da Legambiente contro l’uso dei sacchetti di plastica, il cui divieto, già previsto nell’ambito della legge finanziaria del 2007, era però oggetto di continui rinvii e proroghe.
Poi, finalmente, nel dicembre 2010 il primo punto fermo: l’entrata in vigore del divieto a partire dal 1 gennaio 2011, quando la messa al bando diviene definitiva. O almeno così pare. Perché, come succede spesso in Italia, tra i tempi previsti per lo smaltimento dell’arretrato prima e la mancata definizione normativa dei criteri di vera biodegradabilità dei sacchetti di plastica poi, gli shopper continuano e circolare, e non sono tutti biodegradabili.
Beninteso, una forte riduzione si è vista, ma il bando non è stato totale, proprio perché vengono diffusi come biodegradabili sacchetti che sono solo “degradabili” (ad es. i cosiddetti sacchetti OXO contenenti comunque derivati del petrolio che si foto-degradano riducendosi in pezzettini piccolissimi che rimangono in tale forma nell’ambiente anche per 3 anni) ma che non sono “compostabili” (cioè prodotti con sostanze organiche come ad es. il mais, che possono poi essere trasformati in concime per l’agricoltura) e che, proprio per questo riportavano (in basso e con caratteri quasi invisibili) la dicitura “non idonei alla raccolta dei rifiuti umidi” o simili altre.
Salutiamo con soddisfazione, quindi, la pubblicazione di un nuovo decreto che, finalmente, fa chiarezza sul tema, stabilendo quali sacchetti possono essere prodotti, qual è la grammatura minima, quali possono essere realmente definibili “biodegradabili” e, cosa non di secondaria importanza, quantifica le sanzioni da comminare in caso di commercializzazione di shopper “fuori legge”.
Il decreto, sottolinea Legambiente, correttamente prevede che si possano continuare a produrre sacchetti di plastica tradizionali che siano però effettivamente riutilizzabili, quindi con uno spessore minimo di 200 micron per le buste ad uso alimentare e di 100 micron per quelle destinate ad altri usi. Al di sotto di questi spessori il sacchetto deve essere realizzato con materiali compostabili che non inquinano il processo di produzione del compost di qualità ottenuto dal trattamento dei rifiuti organici domestici. Le sanzioni, poi, vanno da 2.500 fino a 25.000 euro, aumentabili fino a quattro volte nel caso di commercializzazione di grandi quantità.
Ma, al di la delle sanzioni, indispensabili per garantire il rispetto delle normative ambientali, è la corretta informazione e la sempre maggiore sensibilità che si sta diffondendo nell’opinione pubblica, sempre più consapevole dei rischi connessi a un ciclo dei rifiuti che in Calabria, continua a puntare prevalentemente su discariche e inceneritori, che può giocare un ruolo fondamentale, perché prima ancora di riciclare è indispensabile ridurre, ovvero diminuire la quantità di rifiuti.
Portare in borsa una sporta, preferire la filiera corta, scegliere prodotti che non hanno imballaggi o ne hanno uno ridotto, non gettare subito via ma riusare, anche con fantasia, il più possibile; insomma, imparare a dire di no a chi vuole a tutti i costi darci qualcosa che non ci serve.
Rifiutiamo il rifiuto. Rifiuteremo così anche le discariche.
LEGAMBIENTE CALABRIA