23/01/12. «Da oggi la città nostra, i cui Nomi ricordano civiltà millenarie, si chiamerà Vibo Valentia». E’ con tale pomposo esordio che il 19 gennaio di 84 anni fa, facendo seguito ad un regio decreto emesso l’anno precedente su iniziativa di Luigi Razza e volere di Benito Mussolini, un pubblico manifesto fatto affiggere per le strade dall’allora podestà Domenicantonio Basile, annunciava ai cittadini il cambio del nome della città dallo svevo Monteleone Calabro, mantenuto sin dal medioevo, al latino Vibo Valentia. «Nome Augusto –prosegue il volantino- del fiorente municipio romano, al quale la città comunicava l’attributo della sua potenza».
La città, in realtà, dunque, si riprendeva l’antico nome che aveva avuto in epoca romana, periodo, forse, di massima magnificenza, nel quale si può registrare la presenza come ospiti, addirittura, di Giulio Cesare, Ottaviano e Cicerone. Una ridenominazione, comunque, realizzata in omaggio a quella politica di romanizzazione dell’Italia, siamo nel 1928, che stava portando avanti il regime fascista. «Questo –sottinteso cambiamento, recita, infatti, ancora la locandina- per consiglio dei suoi migliori, volere di popolo e magnanimità del Duce, auspice (promotore, ndr.) e vindice (rivendicatore, ndr.) in Italia e fuori, del gran Nome Romano». Nome importante che rievoca antichi fasti di un tempo che fu e che difficilmente possono tornare anche se si ha, come avvenne nel 1992, l’elevatura al rango di provincia. Una città dalla storia millenaria e dai mille nomi, Vibo, che in epoca pre-ellenica e bruzia si annomava “Veip” o “Veipone”, per poi passare alla “Hipponion” (o “Veiponion” o “Eiponion”) del tempo, altrettanto sontuoso, in cui era una colonia greca, passando per la “Valentia” pre cristiana, la Vibo Valentia romana, la Monteleone di Calabria sveva, fino a tornare agli antichi “splendori” dell’imperiale Vibo Valentia, come da più di 8 decenni la si conosce. Il tutto con l’ auspicio che «sia il nome novello –ci si augura nella parte conclusiva-, nei secoli antico, di prosperità e grandezza per la città nostra. Dalla residenza municipale, 19 gennaio 1928 –il podestà, Basile-.». Si sarà realizzato l’augurio fatto, certamente col cuore, da Domenicantonio Basile? Beh, a giudicare dalla posizione occupata nelle periodiche classifiche delle città e province italiane su vari parametri, il capoluogo è effettivamente spesso ai primi posti. Se il termine di raffronto riguarda qualcosa di negativo… In ogni caso, in attesa di rinnovata grandezza ed importanza, buon compleanno Vibo.
Valerio Colaci (pubblicato il 22gennaio 2012 su CalabriaOra)
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