19/01/12. “Di te ci eravamo dimenticati quasi tutti, annegati nella nostra opulenza…”. Curiosando all’interno del sito internet www.poro.it, curato dal brattiroese Raffaele Di Bella, la nostra attenzione è stata catturata da questa frase. La dicitura si trova al di sopra della foto di un personaggio bizzarro vissuto a Brattirò, conosciuto da tutti col nome di “Rosetta” ( all’anagrafe Rosa Natale). Accanto all’immagine, il webmaster ha inserito la richiesta di informazioni riguardanti la vita e le vicende collegate alla donna in questione, la quale vive nel ricordo collettivo dei meno giovani, ma la cui memoria dopo la sua morte si sta via via affievolendo soprattutto tra le ultime generazioni.
Tutto ciò ci ha invogliati a svolgere una sorta di ricerca per colmare questa lacuna, ricostruire questo pezzetto di storia della frazione drapiese e consegnare ai posteri un personaggio che fa parte della cultura di questi luoghi. L’indagine sulle tracce di Rosetta si è rivelata subito molto difficile a causa della mancanza di notizie certe e dati attendibili.
Le informazioni disponibili ci riferiscono che veniva da San Gregorio d‘Ippona. Giunse a Brattirò negli anni cinquanta, al seguito di un possidente del luogo che era solito trascorrere il periodo estivo nelle sue proprietà qui site. Rosetta si dedicava alla cura del casolare e sbrigava le faccende domestiche vivendo dignitosamente di quel poco che riceveva.
Durante questi intermezzi stabilì dei contatti con gli abitanti del paese, incuriositi e, talvolta, divertiti dai suoi atteggiamenti piuttosto spontanei e rustici. Dopo alcuni anni, il suo buon amico passò a miglior vita e la nostra Rosetta si trovò completamente sola, allontanata dalla dimora dove, fino ad allora, aveva trovato alloggio.
Iniziò così a condurre una vita randagia, vagabondando per le campagne alla ricerca di cibo, vestiario e di un qualsivoglia tetto per la notte. Si adattò a tutto quel che le si parava davanti, cibandosi di qualsiasi cosa commestibile e dormendo in ogni tipo di giaciglio, anche accanto agli animali. I brattiroesi furono sempre caritatevoli nei suoi confronti. Nella memoria di tutti coloro che hanno avuto contatti con lei è rimasto il suo modo di parlare e di esprimersi attraverso invettive tipicamente dialettali e “di paese”, suscitando l’ilarità di chiunque le capitava di fronte.
Quando, ad esempio, saliva sul bus per recarsi a Tropea nei giorni del mercato, la sua presenza rendeva il viaggio degli studenti spassoso e divertente. Insomma, “litigava” con tutti per un motivo banale, e la discussione si protraeva in risate. Nessuno si è mai veramente offeso per le sue parole mordaci e volgari, a volte pesanti; e ciascuno, in fondo, la tollerava senza risentimento. In lei non vi era cattiveria e neppure negli altri. Era il suo modo istintivo e naturale di rapportarsi ed esternare i suoi sentimenti. Ci ha lasciato da una ventina d’anni. Come già detto: anche lei rappresenta un pezzetto di storia di Brattirò.
MarioVallone
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