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Il mistero dei megaliti di Nardodipace

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I megaliti di Nardodipace, comune situato nel cuore delle Serre vibonesi, hanno da qualche tempo attirato l’attenzione di studiosi, turisti e appassionati, facendo discutere a lungo i giornali. I due siti principali in cui si trovano queste “pietre” sono entrambi facilmente accessibili. Le strutture rinvenute sono ormai ridotte a rovine a causa dei forti sismi del passato e per la parziale rimozione nei secoli di blocchi rocciosi per altri utilizzi. Le foto che troverete in questa pagina sono state scattate dall’agenzia Thoth alcuni mesi fa e si riferiscono solo ad uno di questi siti.

I megaliti poggiano perlopiù su modesti rilievi, in apparenza veri e propri tumuli, di altezza variabile. Le strutture appartengono come “tipologia architettonica” al neolitico. La cura degli incastri fra blocchi adiacenti, la geometria e l’estetica attribuita sia ai singoli blocchi, talora stondati, sia alle strutture, nonché i possibili petroglifi da considerarsi una sorta di prescrittura, inducono ad ascrivere i ritrovamenti ad una civiltà particolarmente evoluta, appunto un neolitico avanzato, collocato attorno a 3mila- 5 mila anni prima di Cristo. La loro particolare forma non sembra trovare riscontro in altri siti neolitici del bacino del mediterraneo rappresentando quindi una sorta di prototipo che rende ancor più difficile la loro interpretazione funzionale e simbolica.

 

 

La disposizione sequenziale di molte “pietre” ha portato inizialmente anche ad ipotizzare una funzione di cinta muraria, poi accantonata, puntando sulla destinazione culturale, soprattutto perchè essi, come detto, poggiano quasi sempre su modesti rilievi o monticelli e presentano delle incisioni attualmente in corso di decodificazione.  Al pari di altri megaliti, l’enorme dispendio di energia umana per la loro realizzazione è possibile solo se supportato da una precisa organizzazione sociale e militare, la prima delle quali si basa su profonde motivazioni culturali. Ciò ha indotto a ritenere più realistica la destinazione culturale dei megaliti, che presentano molte manifestazioni di intervento umano nel neolitico. E’ altresì possibile che le popolazioni vivessero a quote più basse di quelle dei ritrovamenti e che svolgesseero un’attività sacrale in montagna, che da sempre rappresenta un simbolico avvicinamento alle divinità. Non è inoltre da escludere che qualche struttura fosse stata utilizzata per osservazioni astrali.

Certamente quanto finora detto non è esaustivo. Rimarrebbe ancora molto da dire. Ma proporre altre ipotesi, in questa fase, può apparire prematuro. Forse, approfondendo gli studi e le ricerche condotte finora, quello che sembra un affascinante mistero può essere svelato.

LE INFORMAZIONI RIPORTATE SONO TRATTE DA UN OPUSCOLO FORNITOCI DALLA PRO LOCO DI NARDODIPACE PRESIEDUTA DA CLAUDIA IENCO CHE RINGRAZIAMO. L’OPUSCOLO SI INTITOLA “NARDODIPACE. GUIDA NATURALISTICA, STORICA, ARTISTICA” (CITTàCALABRIAEDIZIONI)E L’AUTORE DELLA RICERCA DALLA QUALE ABBIAMO RICAVATO IL TESTO DI QUESTO SERVIZIO è ANTONIO CAVALLARO.

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